Perché tante storie per l’omicidio di una ragazza musulmana dalla pelle scura?

Ulli Diemer


Il numero di novembre della rivista Toronto Life riporta un articolo di Mary Rogan: “Ragazza interrotta: la breve vita di Aqsa Parvez”, che racconta la storia di una ragazza di sedici anni di Toronto che se ne andò di casa dopo un litigio col padre, vi fu ricondotta con l’inganno e poi uccisa. Il padre e il fratello sono stati accusati dell’omicidio.

La storia del Toronto Life, che date le circostanze caratterizzò l’assassinio come “omicidio d’onore”, implicando contrasti sulle scelte di vita della ragazza, è stata prevedibilmente messa sotto attacco dai soliti autonominati custodi del discorso pubblico accettabile. Gli ottusi fanatici del multiculturalismo sostengono che l’articolo sia anti musulmano perché – udite udite – attira l’attenzione sulla violenza contro le ragazze musulmane.

Ironicamente, il dogmatismo che cerca di spazzare il problema sotto il tappeto, si descrive come “femminista”, ma è una forma particolare di femminismo: una versione che in linea di principio condanna la violenza contro le donne, ma cerca di ridurre al silenzio chi parla apertamente della violenza contro le donne musulmane.

L’uso di due pesi e due misure è deplorevole, ma forse non tanto sorprendente. La storia ci fornisce numerosi esempi di movimenti sociali che arrivano, col tempo, ad adottare posizioni diametralmente opposte ai principi sui quali erano stati fondati. Sembra che sia accaduto lo stesso a queste femministe che sostengono che non dovremmo fare tante storie sull’“omicidio d’onore” di una ragazza musulmana dalla pelle scura. Tuttavia, il fatto che chi prende questa posizione si mascheri da retorica progressista non rende la sua attitudine meno razzista o misogina.

Ciò che è particolarmente penoso è il modo in cui i multiculturalisti intransigenti tradiscono proprio la gente che affermano di difendere. Gruppi progressisti e individui all’interno delle comunità musulmane si stanno battendo duramente contro il fondamentalismo e per i diritti delle donne – e nel frattempo i multiculturalisti sono intenti ad allearsi con i leader più reazionari e con le istituzioni resistenti al cambiamento in queste comunità.

I leader di un movimento che un tempo prendeva posizione al fianco degli oppressi e dei deboli contro le strutture del potere patriarcale sono ora dall’altra parte, fornendo copertura proprio a quelle strutture di potere. Sono diventati parte del problema.



Tradotto dall’inglese da Serena Zanzu


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